Mantova e la sua storia: nacque su due isolette create dai detriti del Mincio, la città è tutt’ora bagnata per tre lati dal fiume, che forma a nord-ovest il lago Superiore, a nord-est il lago di Mezzo, ad est il lago Inferiore; un quarto lago, quello Paiolo, è stato interrato alla fine del ‘700.
Antichissime sono le origini di Mantova che conservò a lungo il ricordo di un mitico fondatore l’eroe Onus,e della divinità maschile Mantus, a cui il fondatore l’avrebbe dedicata e che i Romani confusero poi con l’indovina greca Manto, figlia dell’omerico Tiresia.
In seguito il paese fu occupato prima dai Galli e poi dai Romani. In età non precisabile, forse nel III o nel IV Secolo, si ebbe a Mantova la diffusione del Cristianesimo, come attestano la pia tradizione di San Longino e il culto delle reliquie del Sangue di Cristo, attualmente custodite nei Sacri Vasi nella basilica di S. Andrea.
Caduto l’impero romano, la città subì le invasioni dei barbari e le diverse dominazioni di Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi, finché, verso il Mille, entrò a far parte dei domini feudali della famiglia degli Attoni, detta di Canossa, la cui ultima rappresentante fu la contessa Matilde (1046-1115).
Dopo la morte di Matilde di Canossa, Mantova si resse a libero Comune e difese strenuamente la propria libertà nei secoli XII e XIII contro le forze imperiali; quindi ingrandì il suo territorio, si abbellì di magnifici edifici quali i palazzi del Broletto e della Ragione, regolò e prosciugò le acque palustri del Mincio, ad opera di Alberto Pitentino, si cinse di mura.
Nel periodo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Pinamonte Bonacolsi si impadronì del potere, nel 1273, e la sua famiglia signoreggiò su Mantova per oltre mezzo secolo, accrescendone la floridezza e la bellezza artistica. Sorsero così il Palazzo Bonacolsi, quello del Capitano, l’Arengario, la Magna Domus e le chiese del Gradaro e di S. Francesco, che costituirono il volto della città nel Medioevo.
Nel 1323 con la morte di Rinaldo detto Passerino, ucciso durante una rivolta popolare fomentata dai Gonzaga, terminò la signoria dei Bonacolsi ed ebbe inizio quella dei Gonzaga, con Luigi capitano del Popolo e capostipite della famosa famiglia. Sotto i Gonzaga, nominati marchesi nel 1433 dall’imperatore Sigismondo e duchi nel 1530 da Carlo V, Mantova divenne capoluogo di un notevole stato e conobbe un periodo di gloria militare e di splendore artistico, durato circa quattro secoli, al quale si deve la costruzione dei maggiori edifici, veri capolavori d’arte e di grandiosità. Furono costruiti il Castello di S. Giorgio e il Santuario delle Grazie; onorarono la corte gonzaghesca molti illustri ingegni quali l’ Ariosto, il Tasso, il Correggio, il Tiziano e il Cellini; chiamati da Gianfranco Gonzaga , giunsero nella città il Pisanello e Vittorino da Feltre, che vi fondò la famosa scuola umanista detta Cà Zojosa (Giocosa).
Sotto Ludovico II l’ambiente mantovano ancora gotico, accolse ed esaltò la nuova arte rinascimentale, ospitando il Brunelleschi, il Farnelli, l’Alberti, il Laurana, il Mantegna e il Poliziano.
Furono Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna a dare l’impronta alla Mantova dei tempi d’oro; dopo, trascorsi gli anni fecondi in cui Isabella d’Este teneva corrispondenza con i massimi artisti e letterati di tutta la penisola, s’aprirà l’era di una splendida e generale decadenza con il lungo regno di Giulio Romano, che oltre la creazione del Palazzo del Te, si occupò del riordino urbanistico della città, lasciando traccia di sé , si può dire, in ogni piazza e edificio.
Frattanto il dominio dei Gonzaga si era ingrandito con l’acquisto di Monferrato, raggiungendo l’apice della floridezza economica e politica, mentre ai margini del ducato pullulavano signorie autonome appartenenti ai rami cadetti della casata.
Nel 1627 si estinse la linea primogenita dei Gonzaga ed iniziò così anche la lenta decadenza di Mantova, aggravata in seguito dalle guerre di successione, dal saccheggio degli imperiali e dalla peste, finché, nel 1707, deposto l’ultimo discendente della dinastia, la città passò sotto il dominio austriaco.
Nel corso di questo secolo tuttavia la città conobbe ancora un periodo di fervore artistico, al quale risalgono la cupola di S. Andrea , il Teatro Scientifico, i solenni Palazzi Sordi, D’Arco, Valenti, Corriani e Canossa. Assediata e presa da Napoleone, dopo alterne vicende, Mantova tornò nel 1814 all’Austria, diventando uno dei capisaldi del famoso ” Quadrilatero” difensivo.
Ma pur fra le continue angherie dei governanti austriaci, nonostante la crudele opera di repressione, la fede liberale andava sempre più diffondendosi tra il popolo e nel 1851-55, col sacrificio dei Martiri di Belfiore, la città scrisse una delle pagine più belle e gloriose del nostro Risorgimento. Nel 1866 finalmente Mantova entrò a far parte dello Stato Italiano.
Mantova e la sua storia: grazie agli anni nel mondo del turismo sappiamo che ogni progetto vive della propria luce e siamo in grado di guidarvi nella storia di Mantova.